La natura attorno a casa: un laghetto artificiale
di Stefano Galli, foto di W. Vivarelli*
Ricollegandomi all’argomento affrontato nel numero 5 di questa rivista dove parlavo del Centro Anfibi di Pian di Macina che si occupa di alcune importanti specie in drastico calo, vorrei precisare che tutti gli anfibi sono in calo a livello mondiale, tanto che molti studiosi stanno avanzando varie ipotesi sulle possibili cause, in quanto sembra che la riduzione numerica coinvolga anche aree dove l’impatto umano è nullo o relativamente scarso. Si sente parlare di buco nell’ozono o di inquinamento atmosferico globale e di come tanti fattori, anche minimi, possono influenzare questi piccoli animaletti la cui pelle estremamente sensibile e delicata li rende maggiormente vulnerabili. Come sempre, noi della Lipu di Pianoro a livello mondiale ne sappiamo ben poco, mentre sul nostro territorio abbiamo accumulato notevoli esperienze e possiamo dire che le immissioni di pesci e tartarughe americane (che si nutrono anche di girini) nei nostri laghetti costituiscono, assieme all’impatto delle automobili, il pericolo maggiore per i nostri anfibi. La disinformazione è un altro problema notevole: ben poche persone sono al corrente di ciò, tanto che esiste un opuscolo, edito da Azienda Usl Città di Bologna, che consiglia l’immissione di pesci rossi per eliminare le zanzare, ma la Ausl non è ancora riuscita ad insegnare ai pesciolini a seguire la dieta che tutti vorremmo, così loro si mangiano un po’ tutto quello che trovano. Purtroppo però tritoni, rospi e rane non vanno in piazza a protestare ed il poco interesse verso questi animali, considerati brutti e repellenti dalla maggior parte della gente, fa sì che ad accorgersi della loro mancanza siamo noi soliti “bombardati” che facciamo cose giudicate da tutti (mia madre inclusa) perlomeno strane.
Comunque chi dispone di un giardino in campagna, ma anche in paese, potrebbe creare un piccolo stagno dove divertirsi a ricostruire un ambiente naturale. Occorre armarsi di vanga ed iniziare a scavare: non importa che il buco sia molto fondo, anzi, considerando che molti degli animali in questione frequentano le sponde o le piccole pozze di campagna, possiamo dire che circa 60 centimetri nel punto più fondo possono bastare. Ricordatevi di rendere le sponde dolci per consentire l’uscita ad eventuali animali che cadono in acqua inavvertitamente; teniamo presente che molti anfibi, come rane rosse e rospi, entrano per deporre le uova e lasciano i laghetti per trascorrere una vita nomade in boschi e prati. Per lo stesso motivo non sarebbe male fissare un legno galleggiante ad una sponda. Generalmente nei negozi dove vendono acquari ed in alcuni distributori di arredi da giardino, si possono trovare vasche in plexiglas rigide con due livelli di profondità che sono solo da interrare, l’alternativa è andare da un consorzio agrario, prendere un pezzo di telo cerato nero e modellarsi il proprio stagno a seconda della propria creatività. I bordi del telo è meglio interrarli e fissarli con sassi per nascondere il tessuto plastico, non bellissimo da vedere, e per impedire che lo stesso scivoli entrando in acqua. Nelle immediate vicinanze della vostra opera naturalistica potrete depositare un po’ di legna tagliata, meglio se all’ombra, lasciando alcuni anfratti in basso dove rospi e tritoni possono ripararsi rimanendo presso lo stagno. Sul fondo del vostro laghetto, vi consiglierei di collocare ghiaia, mentre nella prevista per le piante potete mettere zolle di terra compatta, in modo che queste si disfino lentamente, impedendo un eccessivo intorbidimento dell’acqua. In base alle esperienze fatte in questi anni, possiamo dire che le pozze costruite all’ombra sono preferibili rispetto a quelle al sole diretto perché mantengono l’acqua trasparente, mentre generalmente al sole si sviluppano grosse quantità di microalghe che danno una certa densità ed un colorito intensamente verde.
A questo punto occorre recarsi in prossimità di uno stagno o di un canale ed osservare le piante che vi sono presenti. Con vegetali di vario tipo si creano le condizioni per una corretta ossigenazione del laghetto che permetterà all’acqua di mantenersi trasparente (di solito leggermente ambrata) ed ai girini che potrebbero nascere in futuro di trovare cibo in un ambiente sano. Evitiamo di prendere le tife (grosse canne belle da vedere) e qualunque tipo di alga perché hanno uno sviluppo eccessivo, mentre le piante di più modeste dimensioni vanno bene più o meno tutte. Cercate di ricordarvi la situazione in cui le avete prese per riprodurla nel vostro specchio d’acqua, anche se, trattandosi di vegetazione di sponda, è impossibile fare errori: se la pianta era ancorata al suolo piantatela anche voi sul fondale. Prelevate anche un secchio di acqua per creare le basi di una buona vita di piccoli organismi. Se notate delle lumache palustri, prendetene alcuni esemplari e vedrete come aumenteranno in pochi anni. Questi simpatici animaletti non creeranno problemi per il vostro giardino in quanto non si spostano dall’acqua, mentre vi aiuteranno a mantenere costante la vegetazione che di solito si sviluppa molto di più di quello che si pensa, e vi allieteranno con le loro evoluzioni: sono molto buffe quando, sfruttando la tensione superficiale, si spostano a filo d’acqua a testa in giù. Se riuscite a trovare delle ninfee in qualche vivaio, darete un tocco di colore e di classe al vostro operato.
A questo punto i vostro lavoro è terminato, non rimane che attendere che gli ospiti della struttura comincino a farsi vivi. Prime fra tutti nel mio laghetto sono state le libellule. Non so dire se siano arrivati degli adulti a deporre oppure se ho trasportato inavvertitamente alcune larve fra le radici delle piante che ho introdotto; comunque ho potuto vedere la risalita sugli steli vegetali compiuta dalle larve quando sono pronte alla metamorfosi, ho notato le libellule adulte che per diverso tempo rimangono immobili per permettere alle loro stupende ali di spiegarsi completamente per poi spiccare il primo volo.
E le tanto agognate zanzare? Ci saranno anche loro? Certo che ci saranno, ma col tempo in ogni ecosistema si crea un equilibrio e diverse larve che si nutrono di queste fastidiose amiche cominceranno a frequentare il laghetto. Inoltre l’Ufficio Ambiente del Comune distribuisce gratuitamente a chi ne fa richiesta un batterio che attacca le larve di zanzara. Diluito seguendo attentamente le istruzioni, servirà per contenere notevolmente il diffondersi degli insetti. Durante la mia infanzia, certo non c’era la zanzara tigre, però non c’erano neanche le zanzariere alle finestre e mio nonno, come tutti i vecchietti della mia strada, aveva l’abitudine di raccogliere acqua in numerosi bidoni, retaggio di un tempo contadino dove il prezioso liquido valeva oro. Immancabilmente questi depositi diventavano vivai incredibili per popolazioni di larvette strane con le quali giocavo e che ho in seguito identificato come zanzare in fasce. Voglio dire che, come sempre, siamo noi che stiamo cambiando, non riuscendo più a convivere con il mondo che ci circonda. Non ho basi scientifiche per poter fare un’affermazione certa, ma secondo la memoria e le mie esperienze forse queste famigerate zanzare erano molte di più un tempo di oggi.
*esponenti LIPU, sezione di Pianoro