Il “Casetto”
3121 Rossi Gianluca architettura
IL CASETTO
Testo e foto di Luca Rossi
Analisi storica
La località “il Casetto” è posizionata in prossimità del Rio Verde a Nord della proprietà La Maranina e della Parrocchia di San Lorenzo, il tutto a Nord-Est di Sasso Marconi.
In questa zona la storia è passata lenta, senza mai rendere veramente protagonisti luoghi e persone, ma modellandosi sulla scia degli eventi più o meno fragorosi del vicino centro abitato (appunto l’odierna Bologna).
Le prime notizie risalgono al VI sec. a.C., quando gli Etruschi fondarono la città di Carena sulla piana di Sasso fra la Rupe e il Rio Verde, quindi “l’abitato del Sasso o il Borgo, come veniva chiamato, era compreso nell’antica cerchia di Carena, entro il cui tracciato immaginario dovevano esserci edifici sacri, civili e necropoli”(i).
Si dovrà arrivare fino al 1000 d.C. per ritrovare notizie salienti sulla zona in esame: l’organizzazione feudale, che regnava ormai in tutta la penisola, poggiava in gran parte sulla concessione di benefici feudali ai maggiori rappresentanti dell’ordinamento ecclesiastico che assumevano il titolo di Vescovi - Conti o Principi - Vescovi.
In questo modo i Vescovi venivano incorporati nel sistema feudale e probabilmente risale a questo periodo l’istituzione del feudo di Castel del Vescovo, ceduto poi da Federico II Imperatore al Vescovo Enrico II La Fratta nel 1220, insieme alle parrocchie di San Pietro, San Lorenzo e Badolo (quest’ultima ne sarà poi staccata).
Nel XIII secolo la guerra che il guelfo Comune di Bologna conduce nell’Appennino bolognese investe i Conti da Panico, ghibellini scacciati dalla città e rifugiatisi nei loro castelli in montagna, sconfitti poi definitivamente nel XIV secolo, e dà inizio a quella serie di eventi bellici che hanno dato vita all’odierna morfologia del luogo, modellandola nei secoli.
Bisognerà comunque aspettare il XVII sec. per poter veder crescere le “Ville”, intese come proprietà atte a fare da tramite economico e culturale fra il contado e la città di Bologna a tal punto da accentuare la differenza fra la ricca valle del Reno ed il territorio montano che resta ulteriormente attardato.
In tale contesto, intorno al ‘600, fiorirono le arti e la zona divenne di interesse residenziale per la nobiltà bolognese: vennero costruite ville prestigiose, punto di riferimento economico - sociale di grosse imprese agricole (La Maranina - Il Casetto - Ca’ de Taruffi) che la fertile terra del fondo valle del Reno rese fiorenti.
E’ proprio intorno a queste grosse proprietà che crescevano poderi agricoli come Il Casetto e Ca’ de Taruffi, i quali ebbero nei secoli a venire una vita propria e una propria storia al passo con quella del Comune di riferimento.
Notizie più precise relative alla seconda metà del 1700 ci sono state tramandate da Serafino Calindri(ii), il quale descrive Castel del Vescovo- San Lorenzo come un territorio posto fuori Porta Saragozza vicino “alla sinistra ripa del Fiume Reno, nel piano della sua spaziosa Valle, sette miglia e mezzo lontano dalla città”.
L’omonima Parrocchia era soggetta all’Arcipretura di Pontecchio e alla Massaria di Castel del Vescovo che nei pubblici registri “intendesi per l’appunto Castel del Vescovo”; la popolazione risultava composta da 321 abitanti”, “le cui anime divise in 55 famiglie”.
Quindi appare abbastanza chiaro che Il Casetto facesse allora parte del territorio in esame sotto le vesti di uno dei tanti poderi di campagna la cui attività agricola era senza dubbio agevolata dal buon terreno, come diremo poi, ma il fatto che non venga citato in modo esplicito indica soltanto che, secondo il Calindri, ne’ era una proprietà dei Pepoli, ne’ era sede di alcun oratorio relativo alla Parrocchia di San Lorenzo. Tuttavia, tenendo conto dell’ottima posizione geografica (terreno piano e vicinanza con il Rio Verde) e del fatto che il suo toponimo sia ricorrente nella cartografia storica dell’Istituto Beni Culturali(iii), il Casetto doveva essere uno dei poderi più ricchi e produttivi della zona; infatti “l’aria vi è felice, morendo di adulti circa l’un per cento ad anno; molta e buona uva e fra questa buona malvasia e aleatico, moscatello e vernaccia; molta frutta e buona, molta ghianda, molta seta, molta legna da fuoco e molto fieno, poco pascolo di terre sodive, poca canapa e minore ancora di lino, sette misure circa per ogni misura di semente dal grano e sette o più dai marzatelli” sono i prodotti di questo territorio che è uno dei più fertili della Valle Renana.
Il terreno nella prima parte “è arenoso e ghiaioso con qualche rottame di gusci di cetacei. Nel colle è sabbionivo o arenoso, in parte a tufo e in parte disciolto a sostenuto da una base di cenerina e di bianca creta, la quale quanto più si avvicina alla superficie o si mischia con giallastra arena, o sabbia altrettanto rende i campi atti a produrre preziosa uva” come confermato dalle odierne caratteristiche geomorfologiche della fascia piana in esame .
Secondo il Calindri vi erano praticate le attività di artigianato relative alla sartoria ed “all’ars muraria” ed era da segnalare la presenza di un unico borghetto ormai ridotto a quattro famiglie, Ca’ del Pozzo.
Nel 1818 nella zona del Casetto di fronte al Rio Verde e “nel luogo Montanari” fu scoperta una sorgente di acqua minerale molto salubre “che meritò venire descritta dal celebre chimico signor. Prof. Gaetano Sgarzi”.
In quel periodo il circondario della Parrocchia di S. Lorenzo aveva i seguenti Oratori:
- S. Bartolomeo, oratorio pubblico posizionato nella Maranina, della Famiglia Rossi,
- Santissimo Nome di Maria, oratorio privato di proprietà delle Putte di Santa Croce,
- S. Giovanni Battista, oratorio pubblico nel Palazzo dell’Armi della Famiglia Rossi,
- Santa Caterina, poi dedicato alla Beata Vergine della Famiglia Zanolini,- S. Francesco d’Assisi, oratorio privato della Famiglia Alberghini,
- Maria Vergine, cappella privata della Famiglia Ferri.
Il Rambelli non esclude la presenza di altri oratori privati forse “distrutti nelle fortunose vicende che tutto sconvolsero all’entrare del presente secolo” e quest’affermazione apre la strada a due ipotesi:
- è possibile che una parte della casa da colono della Famiglia Veggetti denominata Casetto fosse stata momentaneamente adibita ad Oratorio, come testimonierebbe la presenza di acquasantiere ancora presenti all’interno di uno degli edifici.
- è altresì possibile che la cappella Maria Vergine della Famiglia Ferri fosse proprio al Casetto dopo il passaggio di proprietà Veggetti - Ferri citato nel Libro dei Trasporti Rustici del Catasto Gregoriano(iv).
Le uniche notizie certe e documentate relative al Casetto in esame sono state raccolte grazie ad un attenta ricerca storica eseguita sulle Mappe e gli Scritti ottocenteschi del Catasto Pontificio(v) e sui testi del Catasto Gregoriano Serie Terreni(vi).
Secondo il Catasto del Regno del 1807 ogni mappa è corredata da un Sommarione dotato di numero o lettera con cui è contrassegnata ogni particella, nome del proprietario, denominazione del terreno o del fabbricato, qualità del terreno secondo il diverso genere di coltura e superficie misurata in pertiche censuarie ( 1000 mq):
il Casetto risulta nella mappa di Castel del Vescovo n°118 con 6 particelle ( dalla 401 alla 406) di cui la 402 contiene l’abitato e secondo l’antecedente Sommarione n°9 del 1739, risultano possessori Paolo e Camillo Veggetti, proprietari anche della vicina Ca’ de Taruffi.
Il terreno risulta piano e la denominazione e superficie di ogni particella, in pertiche censuarie e metriche, è di:
denominazione pertiche censuarie centesimi
401 – prato 1 17
402 - casa del colono 1 98
403 - seminativo vitato 2 66
404 – pascolo 2 87
405 – fienile 12 17
406 - seminativo vitato 9 5
Con la caduta del Regno si comincia a parlare di Catasto Gregoriano legato alla nuova normativa napoleonica (1817) e nella Serie Terreni il Brogliardo prende il posto del Sommarione in cui le nuove unità di misura sono le tavole e non più le pertiche.
I nuovi Brogliardi rustici del 1831 contengono anche il valore tariffale e l’estimo complessivo di ogni particella in ordine progressivo, il brogliardo n°73 si occupa del Casetto, riconfermando i possidenti Paolo e Camillo Veggetti e la presenza delle 6 particelle ( dalla 401 alla 406) di cui la 402 contenente l’abitato:
401 - prato colonico
402 - casa con corte da coloni
403 - seminativo ortato
404 - pascolo
405 - orto privato
406 - seminativo ortato
I Catastini rustici (1833 - 1834) raggruppano le particelle sotto il nome di possessori in ordine alfabetico, infatti il Casetto compare nel Catastino n°180 sotto Paolo e Camillo Veggetti, proprietari anche di Ca’ de Taruffi registrati al n°148.
Infine ci sono i Libri dei Trasporti rustici (1835 - 1925) dove erano annotati i passaggi di proprietà e le variazioni in aumento o diminuzione delle proprietà stesse; sono a pagina aperta: a sinistra sono riportate le partite, a destra le volture e le correzioni.
Il Casetto risulta nel Libro n°396, uno dei quattro relativi a Castel del Vescovo, e grazie ai chiari riferimenti al Catastino precedente è possibile visionare gli sgravi e i passaggi di proprietà fra i Veggetti ed infine ai Ferri nel 1848.
BIBLIOGRAFIA
- MARIO FANTI (a cura di) Provincia di Bologna, Settore beni culturali, Chiese e parrocchie del contado di Bologna. Bibliografia 1700-1992, Nuova Alfa Editoriale, Bologna, 1994
- SERAFINO CALINDRI, Montagna e collina del territorio bolognese. Dizionario corografico, georgico, orittologico, storico..., Vol. II, Stamperia di San Tommaso d’Aquino, Bologna, 1781/1783
- GIORGIO BERTOCCHI, Ca’ de Gasparri, articolo tratto da “Il Carrobbio”, Bologna,1989
- GIORGIO BERTOCCHI, Guida al Comune di Sasso Marconi, Edizioni Atesa, Bologna, 1974
- CESARE BIANCHI (a cura di) Bologna e i Comuni della Provincia, Dal Santerno al Panaro, Ed. Proposta
- SERGIO VENTURI, MARINA FOSCHI (a cura di), I.B.C., Regione Emilia Romagna, Montagna bolognese. Insediamento storico e beni culturali
- FERNANDO STUMPO (a cura di), Da Sasso a ...Marconi, fra storia e mito, Ed. Bolelli, Bologna, 1995
- M.FANTI, A.MARTELLI, O.TASSINARI CLÒ, D.ZANINI, La Madonna del Sasso, un antico santuario del bolognese, Ed. Tamari, Bologna, 1985
- CATASTO PONTIFICIO, Mappa di Castel del Vescovo, Archivio di Stato, Bologna, 1811-1814
- CATASTO GREGORIANO, Serie Terreni, Sommarione Castel del Vescovo, Archivio di Stato, Bologna, 1739
- CATASTO GREGORIANO, Serie Terreni, Brogliardo Castel del Vescovo, Archivio di Stato, Bologna, 1817
- CATASTO GREGORIANO, Serie Terreni, Catastino rustico Castel del Vescovo, Archivio di Stato, Bologna, 1833-1834
- CATASTO GREGORIANO, Serie Terreni, Libro dei trasporti rustici Castel del Vescovo, Archivio di Stato, Bologna, 1835
- ENRICO CORTY, Le Chiese parrocchiali della diocesi di Bologna, capitolo di P.F. Rambelli, Vol II, Tipografia S. Tommaso d’Aquino, Bologna, 1847
- Repertorio completo delle città terre, castelli, borghi e parrocchie dello Stato ecclesiastico, Tipografia Sassi e Fonderia Amaretti, Bologna 1850
- Repertorio completo per ordine alfabetico delle arcipretali e parrocchiali nella Diocesi e Provincia di Bologna, Tipografia Chierici da San Domenico, Bologna, 1853
NOTE
FERNANDO STUMPO, Da Sasso a Marconi, 1995, pag.13
2 SERAFINO CALINDRI,Dizionario corografico, georgico, orittologico, storico... Vol II
3 IBC Montagna bolognese. Insediamento storico e beni culturali
4 CATASTO GREGORIANO, Libro dei Trasporti rustici, 1835
5 CATASTO PONTIFICIO, Mappa di Castel del Vescovo, 1811 - 1814
6 CATASTO GREGORIANO, Serie Terreni, Sommarione Castel del Vescovo, 1739 –
Brogliardo Castel del Vescovo, 1817 - Catastino rustico Castel del Vescovo, 1833,1834 - Libro dei trasporti rustici Castel del Vescovo, 1835